Programma in Corso
La Stagione
concerto
FADITA_5et in Square the Circle
Tommaso Iacoviello (tromba), Francesco Felici (Sax tenore), Nicola Tontoli (piano e tastiere), Fabio Di Tanno (basso elettrico), Angelo Carmignani (batteria)
Ven. 31 gennaio
Ore 21:00
Ingresso EUR 10,00
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Fadita 5et presenta dal vivo il suo disco “Square the Circle” che esce proprio ora a Novembre 2024 per l’etichetta WOW records.
Il disco è stato registrato in tre giornate tra maggio e giugno del 2024 presso lo studio di registrazione Pellicano Laboratorio Musicale.
La musica di questo progetto dal punto di vista estetico è eclettica e prende in considerazione vari stili musicali ispirandosi al funk, al jazz, al raggae, alla world music e alla musica latina di stampo sud americano.
L’elemento che lega tutte queste influenze sono le melodie dei brani accomunati da una spiccata cantabilità e da uno stile che risiede nel gusto compositivo dell’autore.
Questi brani prendono vita grazie ai fenomenali giovani musicisti che lo accompagnano in questo viaggio sempre in equilibrio tra l’interplay e la ricerca del groove e del coinvolgimento ritmico/danzante della musica.
Nel disco sono presenti in tre brani anche gli storici compagni di avventure musicali: Luca Bellotti (sax Soprano e Tenore), Andrea Garibaldi (piano), Vladimiro Carboni (batteria)
Fabio Di Tanno, che guida il progetto in quanto autore ed arrangiatore di tutti i brani del disco, è un musicista pisano, nella fattispecie bassista. Cresciuto negli ambienti rock e prog della cittadina toscana matura poi un interesse per molti altri stili musicali. Si diploma in Contrabbasso classico presso l’istituto di alta cultura musicale “L.Boccherini” di Lucca e poi si perfeziona in “arrangiamento e composizione jazz” presso l’istituto di alta cultura musicale “P. Mascagni” di Livorno.

Teatro d’autore
Lara Gallo in Borderline
di e con Lara Gallo
produzione di Pilar Ternera e
Compagnia Dimitri Canessa
Sab. 8 febbraio
Ore 21:00
Ingresso EUR 10,00
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Borderline è uno spettacolo comico che indaga svariati aspetti della vita partendo dall’assunto cardine della fisica moderna: il tempo non esiste. E fino a qui tutto a posto.
Invece no, per un gioco di continui ribaltamenti tipici di chi sta sui bordi e vive una vita da funambolə in bilico tra incertezze e paure, è proprio la scienza con le sue teorie ad aprire spiragli impensati sulle teorie del complotto, la filosofia, l’amore. Eh sì, perché se fosse davvero tutto a posto il tempo non esisterebbe in amore e in quell’altra cosa, quella ineluttabile, quella che prima o poi tocca a tutti. In un’incessante apri e chiudi di parentesi il monologo che dura un’ora sembra invece durare pochi minuti. Borderline riesce in -almeno- uno dei suoi intenti e, d’accordo con i fisici moderni, ci dimostra che il tempo, davvero, non esiste. Ma la morte sì. Per quanto riguarda l’amore dobbiamo parlarne.

Teatro
Agave Teatro
in SPUTO
scritto e diretto da Manuela Cherubini per Elena De Carolis, disegno luci Alessandro Maestrini
Dom. 23 febbraio
Ore 18:00
Ingresso EUR 10,00
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“Sputo” è la fiaba oscura e necessaria di una giovane donna che lotta per liberarsi dal peso della violenza subita. È la storia di Nina, una sopravvissuta che cerca disperatamente di riconquistare il proprio corpo e la propria voce, strumenti che l’orrore ha tentato di soffocare.
Nina si trova di fronte a un percorso di guarigione feroce e ribelle, un apprendistato all’arte di sputare. Perché sputare? Per rigettare quell’educazione millenaria delle donne a mandar giù, a ingoiare per quieto vivere o paura.
Lo spettacolo esplora il tema della violenza di genere e delle dinamiche oppressive della nostra società, ancora profondamente patriarcale, che ingabbia e zittisce le donne. “Sputo” è un atto di resistenza e di disobbedienza: un elogio dell’inciviltà necessaria, della ribellione contro un mondo che, sotto una patina di civiltà, perpetua abusi e silenzi.
Nina sa che per sopravvivere deve ritrovare il movimento liberatore, un gesto composto da due tempi. Del primo tempo si ricorda bene: il grido, la sua voce finalmente libera, la richiesta d’aiuto che l’ha strappata alla solitudine. Ma c’è un altro movimento che deve ancora ritrovare: lo sputo, la capacità di respingere ciò che l’ha schiacciata, di scardinare l’ingiustizia e l’oppressione che troppo spesso restano invisibili.
“Sputo” non è solo uno spettacolo, ma una denuncia cruda e poetica, un viaggio necessario verso la liberazione fisica, emotiva e simbolica.

Concerto
Lola & the Workaholics
Giancarlo Di Vanni (sound system), Rolando Calabrò (basso), Stive Lunardi (violino), Aurora Cosimi Loffredo (voce)
Sab. 1 marzo
Ore 21:00
Ingresso EUR 10,00
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Lola & The Workaholics nascono nel 2016 da una sperimentazione che ha visto la partecipazione di molti musicisti.
La band originale svolge un lavoro di ricerca sulle possibilità sonore che attingono dalla musica etno tribale e atmosfere metropolitane nei ritmi dub e dal carattere underground.
I brani talvolta pop, si frammentano in strutture caleidoscopiche trovando momenti di libera improvvisazione.
Ogni elemento fa da corona all’azione magnetica della cantante performer che oltre ad avere una vasta estensione, gioca sulla moltitudine di suoni e caratteri che la voce può assumere ed è autrice dei testi che trattano di amore, libertà, spiritualità, e umanità.
Lola & The Workaholics hanno pubblicato due album, “Romance” (2019) e “Puzzle di Me” (2021), il singolo “Habanera” (2020) partecipando alla finale di Sanremo Rock 2021. Vengono selezionati dalla trasmissione “Battiti” di Radio Rai 3 con due brani “Curry Muffin” e “Kiss me”. Vincono il contest “Senza Filo Summer Edition 2023” ad Arnovivo a Pisa. Giancarlo di Vanni (Soundsystem, Producer) è uno dei fondatori della band, intraprende lo studio delle percussioni e sound master, si trasferisce nei Caraibi dove suona con band autoctone e tornato in Italia si unisce alla Working Vibes band dancehall che tiene concerti in tutta Italia, in veste di percussionista e producer. Successivamente fonda con altri musicisti toscani la band Reggae Roots United. E con il nome di
BlackOnBlue Inc produce artisti italiani ed internazionali. Rolando Calabrò è diplomato in contrabbasso ha suonato in orchestre lirico- sinfoniche, inizia il suo percorso da polistrumentista facendo parte di gruppi etnici e di musica folk come Veronique Chalot, ha esperienze di gruppi post punk e reggae come i “Guerrilla Farming”. Stive Lunardi e diplomato in Violino classico, si distingue come avanguardia esperto in musica improvvisata da quella etnica di cui è un cultore, passa dal manouche ed arriva all’astrattismo. Innumerevole l’attività musicale di carattere internazionale cui ha preso parte, per molti anni a fianco di Tristan Honsinger, masterclass con John Cage e Jean Luc Ponty. È uno dei fondatori degli “Ottavo Padiglione” e suona insieme a Bobo Rondelli per molti anni in Tournée in tutta Italia. La cantante Aurora Cosimi Loffredo studia canto lirico e leggero, sviluppa sin da giovane età amore per l’improvvisazione ed accosta capacità teatrali e performative all’esecuzione canora. Entra a far parte di svariate produzioni di Fabbrica Europa che le danno modo di sperimentare l’arte interdisciplinare attraverso progetti e incontri internazionali con workshop, performance e concerti. Ha fatto parte del progetto etnico Badamj Ensemble con Badara Seck, ha collaborato a performance con la giapponese Minako Seki, ed oltre ad altri.

Teatro
Le Scarlattine in Dancing Queens
Progetto di partecipazione popolare e residenza del Teatro di Lari
Sab. 8 e Dom. 9 marzo
Ore 21:00
Biglietti disponibili a Lari presso:

Teatro
Ura Teatro in Dr. Frankenstein AI
di Francesco Niccolini
molto liberamente ispirato al “Frankenstein” di Mary Shelley
regia / con Fabrizio Pugliese
e Fabrizio Saccomanno
Gio. 20 marzo
Ore 21:00
Ingresso EUR 10,00
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Frankenstein è un mito multiforme, capace di influenzare il cinema come la letteratura, le comunicazioni di massa, la medicina, capace di generare domande mai sopite, anzi, rese quanto mai importanti in un mondo in cui la scienza è sempre sul punto di mettere a rischio l’equilibrio del pianeta e della mente umana. È intriso di angosce e dubbi che hanno a che fare con l’idea di limite, di controllo, di insaziabilità. E di onnipotenza. Umana e divina.
Da molti anni, insieme a Fabrizio Pugliese e Fabrizio Saccomanno, ci interroghiamo intorno ai fantasmi e alle paure generate dal romanzo di Mary Shelley. Ci troviamo ad affrontarlo in una nuova scrittura che, come le precedenti, è figlia del nostro tempo perché – dato che il tempo e la tecnologia procedono a una velocità inimmaginabile fino a pochi decenni fa – ogni volta è necessario aggiornarlo, cambiare il tiro, spostare più in là l’asticella. Eppure, incredibile ma vero, il cuore resta sempre il solito: il rapporto, malato, tra Creatore e Creatura.
Quella di Frankenstein è una storia rivolta al domani, che riesce a far dialogare passato, presente e futuro: ombre gotico ottocentesche si mischiano alle atmosfere fantascientifiche di Philip K.Dick e a film memorabili come Blade Runner o Misery non deve morire. Ci sono ampie tracce dei saggi sconvolgenti di Yuval Harari e, in questa nuova edizione, la presenza inquietante dell’Intelligenza Artificiale.
Super-uomo, cyborg, potenzialità aumentate, incrocio tra organico e inorganico, innesti di elettrodi, algoritmi che ci guidano e sanno scegliere al posto nostro offrendoci sempre la soluzione giusta, fino a sostituirsi a noi: non è più fantascienza. È ora.
Tutto questo ci eccita ma al tempo stesso ci spaventa, per almeno due buoni motivi. Il primo è banale, le possibili conseguenze dell’errore, non più umano ma del bot, della novella creatura artificiale: armi che non prevedono l’intervento dell’uomo per essere attivate, auto senza autista, l’internet delle cose, l’intelligenza della macchina. Il secondo più sinistro: ammesso che le nuove creature aumentate non cadano più in errore, non vadano mai in crash, diventino davvero progressivamente sempre più perfette, quel giorno, a cosa serviranno gli “umani umani”? Che spazio resterà a disposizione dei vecchi corpi non “aumentati”?
Francesco Niccolini

NARRAZIONE PERFORMATIVA
Bianco come il carbone
a cura di Tommaso Pasquini con Federica Chiusole e Jacopo Giacomoni
Gio. 24 aprile
Ore 21:00
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Il trentino Bruno Ianes si trova in Francia meridionale come semplice soldato del regio esercito italiano quando l’8 settembre del ’43 lascia lui e migliaia di soldati italiani ad affrontare, da soli, le conseguenze delle scellerate scelte del regime fascista e il crollo dello Stato italiano.
Sbandato, come soldato, cittadino, uomo, da quel momento la sua vita diviene una continua ricerca di mete: familiari, lavorative, sentimentali. Sempre sfiorate, mai raggiunte. Finché un giorno tutto sembra trovare un approdo grazie a un luogo, il Belgio; e a una donna, Marcella.
Passionale, istintiva, anti-conformista: con queste premesse la società trentina del secondo dopoguerra non ti accetta facilmente, soprattutto se sei una donna. E se tra i tuoi obiettivi non primeggiano matrimonio e famiglia, ma canto lirico e viaggio, tutto appare ancora più duro. Finché un giorno non scopri che il Paese a cui dedichi tutte le tue canzoni si trova oltre le Alpi: il Belgio; e l’uomo con cui vorresti fuggirvi un nome: Bruno.
Questo spettacolo è la storia del loro sogno.
Il progetto “Bianco come il carbone” è nato con l’intento di mettere insieme professionalità e discipline diverse per tornare, in maniera nuova e originale, sui temi dell’emigrazione trentina (e italiana) in Belgio dal 1946 (l’anno dei noti trattati bilaterali tra Italia e Belgio sul carbone) in poi.
La performance è incentrata sull’emblematica storia di Bruno Ianes, sbandato dopo il ’43 in Francia, poi partito da Trento per lavorare come minatore in vari siti minerari tra Liegi, la zone minerarie del Limburgo e Hornu (dove scampa al noto incidente minerario di Marcasse) e le vicende della moglie Marcella, cantante lirica dilettante, che lo raggiunge presto per restare al suo fianco. Il progetto propone un parallelo tra due iter migratori, uno al femminile e l’altro al maschile, per far emergere degnamente, divulgandole in modo nuovo e originale, i tratti complessi delle dinamiche migratorie tipiche di quegli anni (e non solo), anche da una prospettiva di genere.
Ingresso EUR 10,00

Teatro
Binario Vivo in L’ultima lettera
di Yanez
Testo Annick Emdin
Regia Carlo Scorrano e Annick Emdin
Con Cecilia Casini, Francesco Pelosini
Luci Attila Horvath
Dom. 27 aprile
Ore 21:00
Ingresso EUR 10,00
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Che cosa c’è nella mente di un uomo che sta per morire? Che cosa c’è nella mente di una ragazza che sta per dare alla luce una nuova vita?
Da una cella di via Tasso un partigiano, Bruno, scrive una lettera nella mente alla sua Titti. È la notte precedente all’esecuzione. Dalla solitudine in cui si trova, piena di pensieri, di speranze ed enormi paure, incinta di lui, Titti risponde. Ma per quanti muri e distanze la guerra possa mettere tra di loro, nelle loro menti sono insieme, e il loro carteggio immaginario profila un intreccio di storie: quelle delle loro vite, e quella d’Italia nei terribili anni del ventennio prima e dell’occupazione nazista poi.
Nella mente, tutto si mescola: il presente della cella e delle torture, dei treni presi e delle paure,
ma anche i ricordi della scuola, i momenti d’amore, i libri letti assieme e le piccole parole, le azioni di lotta, i proiettili sparati ed i giochi d’infanzia.
